ASSOCIAZIONE VINI STORICI POLESANI

                      

La viticoltura in Polesine ha origini antiche anche se la sua diffusione assume una certa importanza dopo le bonifiche del 1400/500. Le varietà coltivate erano per lo più vitigni indigeni allevati nelle classiche forme in volume di un tempo. Le produzioni di vino erano scarse e indirizzate al consumo familiare o locale.

A partire dal dopo guerra con l’arrivo della viticoltura intensiva questi vitigni autoctoni furono progressivamente sostituiti con varietà più produttive; questa scelta con il passare del tempo si è rilevata errata, visto che nel territorio la superficie coltivata a vite si era ormai ridotta a poche decine di ettari.

Per non perdere questo patrimonio genetico, alcuni viticoltori e amatori hanno costituito un gruppo per il loro recupero , a tale scopo fondamentale è la collaborazione con Veneto Agricoltura e il Centro di Ricerca per la  Viticoltura di Conegliano che da anni hanno iniziato lavori di studio su queste varietà rinvenute in Polesine.

Alcune varietà erano fiorenti fino a qualche decennio fa: piacentina, cremonese, benedina, negretta, corbina, groppello bianco, lugana, barzegana, mattarella, negretta (detta “spissaciona”), l’uva d’oro ed il marzemino; l’ibrido francese ed il clinto bianco sono oramai molto rare.

Varietà recuperate:

v  Turchetta: uva a bacca nera. Si può definire il vino polesano per antonomasia. Infatti gli ampelografi del '700 e'800 lo definivano "la turchetta polesana".Già descritta da alcuni studiosi nei secoli scorsi (Pollini, Grigolato, Cosmo) era molto diffusa nel territorio del Polesine essendo una componente dei vini rossi. La pianta è molto rustica poco sensibile alle crittogame, con buona vigoria e mediamente produttiva. Il grappolo è spargolo, con il picciolo corto striato di rosso, i chicchi sono di un bel colore blu/nero lucente molto succosi con un buon equilibrio acido zuccheri.  Il vino che si ottiene ha una colorazione molto intensa per l'elevata carica antocianica, per avere un riferimento, è quasi doppia i quella del merlot. Molto profumato: sensorialmente presenta sentori di viola e marasca con una giusta nota amara. Il giudizio organolettico di questa varietà è fra i migliori del Veneto.Questo vitigno è già registrato.

v  Mattarella: uva a bacca bianca. Questa vite ha circa cento anni di storia conosciuta. Coltivata quasi esclusivamente nei comuni di Trecenta e Giacciano con Baruchella. L’ origine non è certa anche se la sua diffusione è attribuita ad un appassionato (Dr. Stura) che presumibilmente l'ha introdotta per la prima volta negli anni venti a Trecenta. Un tempo ogni corte aveva qualche filare di quest'uva. Il vitigno è sicuramente uno dei più originali sia per le caratteristiche vegetative che organolettiche del vino.Il nome Mattarella è appropriato in quanto la parte vegetativa presenta foglie trilobate, quadrilobate e pentalobate sulla stessa pianta e addirittura sullo stesso tralcio. La vigoria è media con produzione molto altalenante altra caratteristica, forse, dell'attribuzione del nome. Il grappolo è compatto con buccia molto spessa; al gusto si presenta astringente anche se la concentrazione degli zuccheri è solitamente molto alta. Nei tempi passati veniva lasciata in pianta fino a tardi (fine ottobre) essendo resistente ai marciumi e si otteneva un vino di colore giallo oro con residuo zuccherino. Ora, con tecniche più moderne di vinificazione, si può ottenere un prodotto molto fine dai sentori particolari, adatto anche ad un leggero invecchiamento inoltre essendo dotato di buona acidità si sta provando anche la rifermentazione naturale. Gli associati stanno mettendo a punto il momento giusto di vinificazione che attualmente deve essere un po' anticipato rispetto ad un tempo. La gradazione è piuttosto elevata rispetto ai vini abituali del Polesine. La maturazione non deve essere inferiore ai sei mesi ma è perfetta a fine estate.

v  Benedina: uva a bacca nera. Recuperata circa cinque anni fa sui pochi ceppi ormai rimasti in località Pissattola, zona in cui era coltivata intensamente. L'Istituto per la viticoltura di Conegliano all'inizio ci ha fornito circa 100 barbatelle. Ora nel nostro territorio ci sono trecento viti di Benedina. Le origini non sono certe anche se in una versione si racconti sia stata portata da una famiglia (tali Benedin), in un'altra si sostiene invece la provenienza da una Corte Benedettina. Era definito "il vino degli sposi" perché era l'unico vino che aveva una discreta durata e perciò era usato per queste feste. Il vitigno sembra abbia similitudini con i rabosi veronesi anche se il grappolo si differenzia sia per la forma sia per le piccole dimensioni degli acini ed anche la pianta è totalmente diversa. Molto particolare è la forma della foglia e il   modo di vegetare, la vigoria e medio scarsa così come la produzione con maturazione medio tardiva. Dopo una “macerazione in rosso classica” e un leggero affinanamento si ottiene un vino dal gusto armonico, buone caratteristiche organolettiche colore brillante mediamente alcolico adatto anche ad essere invecchiato.Non ha una gradazione molto elevata (inferiore ai 12°).

v  La piacentina è più comunemente conosciuta con il nome di Corbina ed era la più diffusa. Anche lei fa parte dei rabosi con qualche piccola differenza sia a livello di maturazione sia di comportamento vegetativo. Il vino che si ottiene si presta benissimo per il taglio con varietà neutre avendo per caratteristica una buona acidità fissa e un buon tenore tanninico.

 

I "vini del ricordo" erano legati ad eventi della vita polesana, quali feste patronali, matrimoni, battesimi.

Il recupero e la valorizzare di questi "vecchi” vitigni locali significa ridare vita alla tradizione, l’A.V.S.P. ha, infatti, anche lo scopo di promuovere una cultura del consumo di vini di qualità, privilegiando il rapporto e l’identità del luogo d’origine.

Il progetto cerca la valorizzazione del nostro territorio riscoprendo l’originalità dei vini, riportando il consumatore al contatto con le origini e le radici della propria terra.

via Borgonuovo, 1300

Giacciano con Baruchella (RO)

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